In città la fine della stagione estiva è da sempre contraddistinta da una ricerca spasmodica di legno. Infatti, gruppi di giovanissimi nei quartieri della città si danno da fare, talvolta troppo temerariamente, per reperire legno da mettere via e non sempre efficace si mostra l’azione di contenimento di tale fenomeno che talvolta raggiunge la scelleratezza.
La vicenda, se sei stabiese, non ti stupisce più di tanto: si avvicina la festività dell’Immacolata che in città è annunciata dai famosi “fucaracchi” della notte che la precede (falò per i non stabiesi).
Anche quest’anno, quale prologo alla festività, che per gli stabiesi doc rappresenta da sempre l’inizio di quelle natalizie, dal 26 novembre e sino all’8 dicembre in molti quartieri della città il silenzio dell’aurora sarà attraversato dalle voci (per alcuni solo frastuoni) di “fratielle e surelle” che, mutuando le stelle della corona mariana, scandiscono il tempo della “Dodicina” dedicata all’Immacolata che vede in molte Chiesa della città l’inizio di partecipate celebrazioni liturgiche sin dalle prime ore del mattino.
E’ una tradizione che ormai si perde nella notte dei tempi (fine 700 – metà dell’800) e, come da copione, incerta ne è l’origine, sebbene le voci, questa volta del popolo, raccolte da amanti delle tradizioni locali, convergano verso un unico canovaccio tramandato oralmente: una burrasca nella notte invernale davanti alla costa stabiese, un pescatore naufrago del posto che invoca l’aiuto della Madonna per avere salva la vita, l’apparizione nell’oscurità della Vergine invocata, l’inaspettata salvezza sulla spiaggia davanti alla banchina di “zi Catiello”, il racconto ai concittadini, “fratielle e surelle” della grazia ricevuta davanti al tepore di un falò acceso sulla spiaggia con l’invito a pregare insieme il Rosario.
Questi sono gli elementi di una tradizione che evidenzia l’antica devozione all’Immacolata molto diffusa nell’area napoletana e che, per quanto riguarda la nostra città, è ascrivibile all’azione di Mons. Petagna, Vescovo della città dal 1850 al 1878.
L’auspicio, quindi, è che ancora oggi la tradizione della festività dell’Immacolata possa rappresentare un monito per la nostra città affinché possa sentirsi sempre più una comunità di “fratielle e surelle”, senza necessariamente ridursi a una mera occasione di baldoria dal sapore sempre più commerciale.
AdBlock Detected!
Il nostro sito web è reso possibile dalla visualizzazione di annunci pubblicitari ai nostri visitatori. Sostienici,
disattiva l’Ad-Block.