Un giorno di questo autunno mi imbatto in un volumetto dimenticato, che aveva attirato la mia attenzione per il suo titolo: Poesie stabiesi.
Giacché c’è scritto sulla copertina, non è servito fare ricerche per capire che si tratta dell’edizione approntata per raccogliere le liriche partecipanti al primo concorso di poesia giovanile indetto dalla città di Castellammare di Stabia sotto la sindacatura di Ersilia Salvato, vent’anni fa.
Era diviso, come anche il libro, nelle tre categorie di scuole elementari, medie e superiori, ciascuna con un suo podio – un’iniziativa che l’attuale amministrazione potrebbe far rivivere e ampliare. Qualche concittadino forse ancora conserverà una copia sua, dell’opera. Ho compreso che questo ritrovamento poteva rivelarsi un’opportunità per la cittadinanza quando, letti tutti i testi e distinto il valore di ciascuno, ho pensato di scrivere per Stabia Notizie, che già mi aveva invitato a parlare di «qualcosa di bello» del nostro territorio e che ringrazio. Lo scopo di questo articolo? In breve, lanciare il mio appello.
I bambini e ragazzi che allora parteciparono al concorso, oggi sono ancora giovani, come il sottoscritto: ebbene dove sono questi stabiesi miei coetanei? Vivono ancora qui? Si dedicano ancora alle lettere? Hanno un sogno artistico? Chiunque li abbia conosciuti, segnali loro questo articolo! E, se stanno leggendo proprio gli interessati, Pasquale Tortorella e tutti gli altri concittadini vogliono sapere di voi.
Se siete ancora creativi e artisti, vi invito personalmente, da filologo, da poeta e da stabiese, a contattare me o la redazione: ideiamolo insieme, quel «qualcosa di bello»! Le nostre menti risollevino la cultura di questa città; le nostre e – perché no? – pure di chi a quel concorso non partecipò.
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