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Luigi Denza e Funiculì Funiculà: la musica non è mai finita

Ci sono molti “figli” dimenticati o semisconosciuti della cultura e della storia che ci sorprendiamo a scoprire, quando approfondiamo la conoscenza. L’elenco sarebbe troppo lungo perché la memoria troppo spesso è corta. Ma tra tanti personaggi, forse è utile, affinché se ne diffondano le gesta anche oltre i confini stabiesi, ricordare uno degli autori più prolifici della musica, Luigi Denza che nella sua carriera ha scritto oltre ottocento tra brani popolari, romanze e componimenti colti, non perché non sia famoso, ma perché non lo è stato in maniera diffusa e popolare come molti altri. Sicuramente tra questi la celebre Funiculì Funiculà, che ha addirittura dato i natali ad un personaggio del film “No grazie il caffè mi rende nervoso”, composta per promuovere la funicolare che portava al Vesuvio. Singolare e travagliata la storia di questo mezzo, all’epoca, siamo nel 1880, che, appena poco più di un secolo dopo l’inaugurazione chiuse definitivamente. Il vento, che faceva oscillare le vetture, la guerra feroce che le fecero le guide che dovevano accompagnare i visitatori, guide che arrivarono a incendiare l’impianto, pur di non subire danni alla propria attività, e alcune serie eruzioni, misero in crisi la Funicolare del Vesuvio, che, però, nonostante tutto ha servito, quasi centomila persone l’anno. Restano immortali e meravigliose che una volta Luigi Denza e il suo amico giornalista Giuseppe (Peppino) Turco, scrissero e musicarono per celebrarne l’apertura, canzone poi presentata anche alla Piedigrotta, con un successo strepitoso, vendendo un milione di copielle. Siamo nella Bella Epoque, le signore eleganti si fanno arrivare, presso i negozi ben allestiti, i bei cappelli di moda da Parigi e la Piedigrotta è una festa non solo popolare, poiché molte delle canzoni presentate sono dedicate a principesse. “Aissera, Nanninè, mme ne sagliette/Tu saje addò? Tu saje addò?/Addò ‘sto core ‘ngrato cchiù dispiette/Farme nun pò, farme nun po’/Addò lo fuoco coce ma si fuje/Te lassa stà, te lassa stà/E nun te corre appriesso e nun te struje/Sulo a guardà, sulo a guardà/.” Testo semplice e immediato e un veicolo che si inerpicava verso ‘o masto, il Vesuvio. Si sentono già i gridolini delle signore ben vestite per l’occasione intonare la canzone, nei vagoni, dopo l’inaugurazione. La storia di Luigi Denza, però, non termina a Castellammare e neanche in Italia. A Londra, dove fu codirettore della Royal Academy of Music, oggi diretta da Jonathan Freeman, ebbe la cattedra di canto. Le sue romanze, come “Non t’amo più” sono state cantate da i più grandi tenori come Enrico Caruso, Luciano Pavarotti, Beniamino Gigli e tanti altri. Funiculì Funiculà fu musicata, si racconta, in una notte, Denza, ne uscì stravolto, ma fu il sogno a occhi aperti di un visionario. Così come chi aveva immaginato di realizzare una funicolare su un vulcano attivo. Alla fine della seconda guerra mondiale, il progetto di ripristinare la funicolare fu abbandonato e scelto di investire sulla meno impegnativa seggiovia. Luigi Denza, invece, era morto da parecchio tempo, a Londra nel 1922.

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Giovedì, 09 Gennaio 2025 -
CASTELLAMMARE DI STABIA