L’associazione Incrocio delle idee da sette anni attiva sul territorio stabiese
È un pomeriggio di metà settembre quando incontro Giovanni Mura e Giovanna Massafra, fondatori dell’associazione L’incrocio delle idee. Mi accolgono nella sede associativa al civico 29 di Via Gesù, in un appartamento al primo piano di un tipico palazzo del centro antico, quartiere cittadino dove il disagio è più diffuso e proprio per questo motivo luogo scelto e voluto fortemente.
Qui tutto parla dell’impegno, dell’operatività e dell’attivismo dell’associazione, del suo direttivo composto da Alfredo Macchiaverna, Alda Toso, Adele Cafiero, Anna Maria Cuomo, Enzo Longobardi, Teresa Sansone e Concetta Spano, e degli altri 80 soci. Spiccano tra gli altri arredi, sedie restaurate e dipinte dai soci stessi, tendine fatte di segnalibri, ricordo della prima piccola sede stabiese, e svariati altri oggetti frutto dei laboratori associativi come quello dedicato al recupero di centinaia di ombrelli rotti e abbandonati per strada e trasformati in borse, cappelli antipioggia e altri accessori e che ha visto coinvolti anche i detenuti del carcere di Avellino. Giovanna si ferma a fare quattro chiacchiere con me, Giovanni invece regala libri e pillole di saggezza a una giovane musicista che mi accompagna.L’incrocio delle idee nasce dalla voglia di continuare l’attività sociale che ha sempre contraddistinto la vita di Mura e Massafra. Essa infatti è una realtà associativa nata a Pulsano in Puglia, e trasferita successivamente sul territorio stabiese. Giovanna racconta che il nome dell’associazione nasce dall’importanza di incrociare il proprio percorso di vita con gli altri e di esprimere idee e talenti attraverso la condivisione di progetti e iniziative. Lo stesso logo dell’associazione è un segnale stradale che indica i valori di socializzazione, cultura, legalità, ambiente sui quali si basano i numerosi progetti associativi. “Noi facciamo parte forse dell’ultima generazione “fortunata” che ha avuto la possibilità di avere una stabilità lavorativa, di avere una famiglia come porto sicuro -dice Giovanna- dunque è giusto e doveroso restituire da pensionati un po’ di quella fortuna a chi non ne ha abbastanza, dedicando loro il nostro tempo e le nostre idee”.
Giovanna diventa un vulcano quando le chiedo di parlarmi dei progetti passati e futuri dell’associazione.
Promotori di progetti scolastici, dedicati al tema della gentilezza e alla salvaguardia dell’ambiente tramite il riciclo creativo e la raccolta di cellulari rotti, di tornei di burraco e di Playstation. Editori di quattro libri di cui uno intitolato “La memoria racconta” dedicato al racconto della vita di cittadini stabiesi intervistati dai ragazzi del centro antico. Laboratori di manufatti vari, il cui ricavato ha permesso di acquistare tablet per la Scuola Panzini nel periodo covid e un forno per la cioccolateria dei ragazzi autistici della Chiesa del Carmine. Tema molto caro all’associazione è la violenza di genere trattato con un approccio diverso rispetto al solito. Il focus, racconta Giovanna, è rendere consapevoli gli uomini rispetto al problema. È nato a tal fine il centro di recupero degli uomini maltrattanti. Lo scopo del CAM è quello di aiutare alla rieducazione e alla riabilitazione nella società di uomini violenti colpevoli di reati minori. Il progetto è sviluppato insieme al Tribunale di Napoli, Nola e Torre Annunziata e affidato ad esperti nella rieducazione dei soggetti maltrattanti.
Un altro progetto dall’altissimo valore educativo è il potenziamento scolastico ad opera di 13 insegnanti in pensione che aiutano gratuitamente un nutrito gruppo di studenti a colmare le loro lacune e ad accrescere il loro potenziale.
Chiedo ancora quali sono le difficoltà che l’associazione incontra sul territorio stabiese e che ne ostacolano l’operato. Giovanna lamenta l’assenza di un supporto tecnico da parte dell’amministrazione, il mal funzionamento del forum territoriale delle associazioni e la mancanza di rete tra le varie realtà associative. “Le associazioni,- continua- sono il termometro delle reali esigenze sociali ambientali e culturali; avere l’attenzione da parte delle istituzioni dovrebbe essere quindi cosa semplice e scontata e viatico di grandi progetti per migliorare il tessuto sociale cittadino”
A questo punto chiedo a Giovanna di concludere la nostra chiacchierata con un suo messaggio. Lei si alza, stacca dalla parete un quadro che la accompagna da anni e mi legge la frase stampata a caratteri grandi su un cartoncino verde:”Capì questo: che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada)”. Italo Calvino – Il barone rampante.
“Per me è questo il senso dell’associazione -conclude- dobbiamo tirarci fuori dalle case e aiutarci l’un l’altro a mettere a frutto le buone idee, i talenti, i sentimenti sani, e a trasformare la rabbia, la tristezza e la solitudine attraverso il fare”.
L’incrocio delle idee ospita Renato Curcio
Il 17 ottobre alle ore 18:00, nella sede dell’Associazione L’Incrocio delle idee in Via Gesù,29 si parlerà di Intelligenza Artificiale. Ospite della serata sarà Renato Curcio, intellettuale, saggista e fondatore della cooperativa editoriale Sensibili alle foglie. Curcio presenterà due suoi libri: “Sovraimplicazioni” e “Intelligenze artificiali e intelligenze sociali” A dialogare con l’autore sarà Davide Bozza, stabiese, autore di “Con lo sguardo di Gramsci” pubblicato anch’esso da Sensibili alle foglie. “L’Incrocio delle idee – dichiara – ha già trattato in passato il tema dell’IA, su questa materia Curcio ha scritto 9 saggi tra i quali, nel solo 2024, “Sovraimplicazioni” e “Intelligenze artificiali e Intelligenze sociali”. È stato quasi un fatto naturale collaborare con l’associazione per la presentazione di questi testi a Castellammare.”