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L’ Ospedale delle Acque

Il ricordare i fasti di un edificio ed un’area ormai ridotta a rudere è un piacevole ma inutile esercizio che coinvolge ormai sfocati ricordi di gioventù, cogitare su come sia stato possibile che una struttura termale dotata di una imponente schiera di acque curative, posta in una posizione invidiabile, al centro delle principali direttrici stradali, non sia stata il principale fattore di sviluppo economico del territorio è mistero che accomuna la vicenda alle tante storie di gestione mista pubblico/privata italiche che hanno il fine ultimo non nella creazione di valore ma nell’accumulo di debito, sino a che esso non risulta più sostenibile. Il peccato non sta tanto nel fallimento della struttura, infondo non tutte le imprese sono destinate al successo, ma nella costante sottrazione alla collettività di un bene prezioso come l’acqua specialmente quando essa è dotata di caratteristiche curative. Almeno quello scheletro inaugurato nel 1964 è che sino al 2015 ha servito i residenti ed i turisti quale complesso termale e che da allora ha ospitato vandali, predoni ed abitanti occasionali ritornerà sulla scena nella veste di ospedale; le garze, i bisturi ed i medicinali leniranno le saluti malferme come un tempo facevano, almeno in parte, le fonti curative. Ed è cosa buona, perché l’acquisto dello scheletro da parte della regione Campania ha consentito di saldare i creditori e donare al comprensorio una struttura ospedaliera moderna che affiancherà il San Leonardo nell’arduo compito di rispondere alle esigenze mediche di un territorio ad altissima densità abitativa. Rimane l’acqua, anzi rimangono le acque e di questi tempi averne troppa sembra quasi problematico quanto averne poca; è un bene pubblico che deve essere gestito da un ente pubblico? E’ una risorsa economica che solo un investimento ed una gestione di tipo privatistico può rendere profittevole? A patto, ovviamente, che a tale profitto corrisponda un vantaggio per il territorio anche dal punto vista occupazionale. Ciò che è palese è che le ricette adottate in passato non hanno funzionato e la speranza è che la classe politica ed amministrativa che sarà chiamata alla gestione di tale patrimonio sia memore delle errate valutazioni passate, proprie e altrui. Ciò che rimane al momento è la storica struttura sita in piazza Amendola che attende l’attuazione del piano di investimento regionale e la ripresa delle attività, la cifra dell’investimento per la nuova struttura ospedaliera (120 milioni di euro, cifra che sicuramente sarà rivista al rialzo in corso d’opera) ed un interrogativo: nel frattempo tutta quest’acqua dove va finire?

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Giovedì, 09 Gennaio 2025 -
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