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Il potere delle parole

Il nostro è un mondo di parole. Siamo immersi, navighiamo nelle parole. Basti pensare alle parole che ascoltiamo alla radio, alla televisione. Che leggiamo sui libri. O scrollando i tablets ed i cellulari. A come esse influiscano sulle emozioni ed i comportamenti. Coll’esperienza impariamo ad usarle, dando ad esse il giusto valore e rilevanza. Riflettendoci quando ne vale la pena, allo scopo d’imparare. O lasciandocele alle spalle. Quando non siano interessanti, oneste, costruttive.
Purtroppo sono altrove le parole su cui non ci attardiamo, a cui non prestiamo la dovuta attenzione. Sono le parole che rivolgiamo a noi stessi. Perché anche i nostri pensieri, il nostro dialogo interno, è fatto di parole. Al nostro interno c’è un io che pensa. E pensa mediante le parole. O ci sono due me che dialogano. E dialogano mediante le parole. Colle parole giochiamo fin da bambini. Girano in libertà nella nostra mente, sempre a disposizione. Per abitudine, per inerzia, a volte le lasciamo scorrere senza nemmeno farci caso. In eventi sovrapponibili, in occasioni analoghe, addirittura ripetiamo le medesime frasi. Colla medesima enfasi, il medesimo tono. Ma abbiamo mai riflettuto sul potere che esercitano? La realtà esterna la traduciamo in pensieri, che sono composti da parole. E dai pensieri scaturiscono le nostre emozioni. Ed i comportamenti. Visti gli effetti che producono, queste parole non dovrebbero seguire regole precise? E non mi riferisco soltanto a quelle della grammatica o della sintassi…
Per dimostrare come la libertà che gli concediamo possa condurre a stati d’animo e comportamenti inadeguati e sconnessi, vorrei aiutarmi con un esempio. Mettiamo che sia andato a fare la spesa ed abbia parcheggiato in seconda fila. Al ritorno trovo una multa sul parabrezza. Ho commesso uno sbaglio, mi dico. Deciderò poi se pagare o no la multa. E con questo il dialogo interno dovrebbe chiudersi. Invece è assai probabile che, in un’evenienza del genere, non resista alla tentazione di sentenziare: sono proprio uno stupido! E questo pensiero, all’apparenza innocuo e trascurabile, avrà il potere d’avvelenarmi la giornata. Facendomi sentire arrabbiato, insofferente, in difetto. Influenzando negativamente anche il mio comportamento. Eppure, nonostante che sembri fondato e corretto, non lo è! Poiché, come si direbbe in logica, m’ha fatto passare dal particolare al generale, dallo sbaglio s’è allargato a giudicarmi nella mia interezza e complessità. E questo in logica – che è la scienza del pensare correttamente – è vietato. Se vedo un cavallo bianco, mai potrò concludere che tutti i cavalli siano bianchi. Così se commetto uno sbaglio, da esso non potrò giudicarmi un uomo sbagliato. Per cui, al contrario di quanto appaia, non sarà stato l’accaduto (la multa) a causare il mio disagio, bensì l’aver lasciato che i pensieri agissero senza controllo, senza una disciplina. Essere cioè incappato in un errore cognitivo. Il passare dal particolare al generale è soltanto uno degli errori cognitivi che accompagnano il nostro quotidiano. Senza che ce ne accorgiamo, molti altri si sono integrati nel nostro modo di ragionare ed alterano cronicamente le nostre emozioni ed i comportamenti fino a causare stati mentali persistenti quali l’ansia, la depressione ecc. Nei prossimi interventi illustrerò quali sono gli errori più comuni e come la consapevolezza, la sorveglianza e l’addestramento a correggerli possano migliorare la nostra qualità di vita.

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Giovedì, 13 Marzo 2025 -
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