Fin da piccoli siamo stati indotti all’uso d’innumerevoli convinzioni irrazionali, che spesso rendono gravoso il nostro quotidiano. Una delle più diffuse è quella di credere d’essere costantemente sottoposti all’attenzione ed il giudizio degli altri. A cominciare dai colleghi d’ufficio allo sconosciuto alla fermata dell’autobus, abbiamo la certezza che tutti stiano lì pronti a giudicarci. Per il portamento e l’abbigliamento, gli atteggiamenti, la mimica, l’eloquio. Ed il più delle volte siamo altrettanto certi che giudichino ogni cosa negativa, riprovevole, se non addirittura intollerabile. Una tale convinzione, sebbene s’inneschi in maniera automatica ed involontaria, non può che metterci in tensione, facendoci sentire agitati, frustrati e mai all’altezza. E limitare drasticamente le nostre scelte ed i comportamenti. Specie qualora volessimo adeguarci a quello che non va o non piace a giudici così inflessibili.
Per poterne prendere le distanze, è necessario giungere alla consapevolezza che essa sia infondata ed arbitraria. Essendo la somma di due errori cognitivi. Il primo è quello di stimare che gli altri concentrino l’attenzione su di noi piuttosto che su loro stessi. Eppure, se studiassimo la nostra condotta nell’arco della giornata, potremmo utilmente constatare quanta poca attenzione, tempo ed energie dedichiamo a coloro che incrociamo, spesso lasciando che scorrano intorno a noi senza neanche metterli a fuoco. Ed allora, per quale logica o movente gli altri dovrebbero comportarsi in maniera differente? Il secondo, ancora più rilevante, è che crediamo di poter carpire i giudizi che gli altri hanno eventualmente formulato, quasi che la loro testa fosse un acquario e i pensieri dei pesci che vi nuotano dentro. Mentre la verità è che stiamo soltanto osservando, come su uno specchio, il riflesso dei nostri dubbi, timori e manchevolezze. Che dovremmo semplicemente imparare ad accettare per quel che sono e farci fronte. Evitando così che la velenosa convinzione possa radicarsi ancora più profondamente e favorire l’insorgenza di stati d’ansia e fobia sociale.
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