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Il canottaggio come stile di vita

Intervista a Giuseppe Abbagnale, dai successi olimpici alla presidenza della FIC

Ciao Giuseppe, sei quasi giunto al termine del tuo terzo mandato quale presidente della Federazione Italiana Canottaggio, della tua attività agonistica si conosce tutto, raccontaci della tua esperienza da dirigente e quale è stata più semplice affrontare per te. Essere il presidente di una federazione come quella del canottaggio è estremamente impegnativo perché bisogna gestire squadre numerose, eventi che si accavallano, momenti di grandi enfasi ma anche di delusioni. Insomma è necessario avere uno staff che giri come un orologio e non sempre è così. Mi chiedi la differenza tra essere atleta ed essere dirigente. Ebbene tra i due ruoli il più semplice è fare l’atleta perché ti alleni, ti prepari, cerchi di migliorare, fai le gare e nel momento in cui si abbassa la bandiera sei tu che devi dare tutto, e gli altri sono avversari che hanno le stesse possibilità chiare e certe dettate dalle regole e dalla propria preparazione. Fare il dirigente è estremamente complesso poiché ti confronti con persone che si trovano a volte diametralmente all’opposto, che non hanno la stessa visione e che lavorano e si muovono cercando a volte di interpretare le regole. Il presidente ha l’onere di amalgamare tutto rendere tutto politicamente corretto, soprattutto nel rispetto delle varie componenti fondamentali per il vivere comune. Raccontaci quale è stata la visione dello sviluppo del canottaggio in Italia e quale pensi potrà essere invece nei prossimi anni. Personalmente come presidente ho cercato, e credo di esserci riuscito, di trasmettere la mia visione di un canottaggio vincente fatto di persone, atleti e tecnici, messi nelle condizioni migliori per dare il loro massimo in ogni occasione. Il canottaggio in Italia negli ultimi dodici anni è cresciuto oltremodo. Il movimento è sano, il canottaggio femminile è arrivato ai massimi livelli e questo lo si riscontra nell’aver qualificato per Parigi 2024 un otto femminile che rappresenta una squadra sana e forte. Dobbiamo lavorare ancora per consolidare e allargare la base e i progetti in campo vanno tutti in questa direzione. Castellammare ha sempre rappresentato una delle città simbolo per questo sport, come stai affrontando quale presidente della federazione la sfida legata alla promozione del canottaggio tra i giovani nella nostra città ed in Italia? Come presidente parlo con tutti i dirigenti societari e, in particolare, anche con quelli della mia regione e di Castellammare cercando di indicare la strada da percorrere. Sta poi nell’autonomia sociale migliorare e/o modificare le indicazioni declinandole al proprio territorio. La Federazione a fronte di un progetto concreto è al fianco di tutte le realtà remiere nazionali. Come valuti il ruolo del canottaggio italiano a livello internazionale ed in particolare in previsione dei prossimi giochi olimpici di Parigi quali pensi e speri potranno essere i risultati dalle nostre atlete e dai nostri atleti. Il canottaggio italiano è ammirato, temuto e rispettato per i risultati che sono stati conseguiti negli anni. Mi chiedi un pronostico, ma da scaramantico posso solo dirti che il mio staff tecnico ha lavorato, e continua a farlo tuttora, per migliorare i risultati ottenuti nelle Olimpiadi di Rio 2016 e Tokyo 2020. Vedremo cosa accadrà anche perché i ragazzi sono ben preparati e allenati a dovere. Ti ringrazio per averci dedicato un po’ del tuo tempo, mi piacerebbe che chiudessimo con un aneddoto simpatico avvenuto durante la tua lunghissima attività agonistica. Di aneddoti ve ne sono tanti, sicuramente quello che racconto sempre, che più di un aneddoto è una bella sensazione, è aver vinto come famiglia l’oro a Seul 88 insieme a Carmine e Agostino. In trenta minuti siamo diventati la famiglia olimpica con la medaglia d’oro al collo. E’ stato bellissimo.

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Giovedì, 09 Gennaio 2025 -
CASTELLAMMARE DI STABIA