Correva l’anno 1913, il Fascio Lucano, con sede a Roma, mobilitava i comuni basilicatesi: I Lucani, che già salutarono con legittimo orgoglio il battesimo di un’altra nave col nome dell’eroico ammiraglio “Ruggiero di Lauria” saranno ancor più fieri oggi che il nome glorioso della loro regione viene imposto ad una poderosa unità della flotta, alla quale è affidato, nei mari la strenua difesa delle fortune italiche.
Una nave di battaglia, da iscrivere nei quadri del Naviglio da Guerra dello Stato, avrebbe preso il nome di ‘Basilicata’. Un incrociatore, costruito nel Regio Cantiere Navale di Castellamare di Stabia, su progetto del Generale Ispettore del Genio Navale Giuseppe Rota, varato il 23 luglio 1914.
Ma la marziale e, vanagloriosa definizione di ‘nave di battaglia’ recava in seno i germi della omologa definizione popolare che nulla di solenne, invece, manifesta.
Cosicchè andò incontro a un infausto epilogo così descritto nel bollettino Lucana Gens: ”Circa due anni fa sulla R. Nave Basilicata, ormeggiata lungo il primo tratto del Canale di Suez, in procinto di partire per il Mar Rosso per assumervi servizio coloniale, avveniva lo scoppio di una caldaia, per il quale la nave affondava in dieci minuti. La Basilicata aveva riportato uno squarcio lungo 8 metri e largo quasi 2 al di sotto del piano normale di galleggiamento, aveva perduto una larga zona di murata a sinistra ed aveva subito l’asportazione dei ponti di protezione, di corridoio, di batteria, e di coperta, in corrispondenza della caldaia esplosa. La violenza dello scoppio aveva proiettato a 150 metri di distanza pesanti casse di acqua, aveva spezzata a metà la lancia da corsa, distrutto completamente il padiglione radiotelegrafico, ed aveva lanciato sin sulle coffe rottami d’ogni specie ed anche i resti umani degli sventurati che erano addetti al servizio della caldaia”.
Dai verbali delle commissioni della Regia Marina Italiana, si legge: ”La nave Basilicata e l’unità gemella Campania vennero costruite una davanti all’altra sullo stesso scalo, e varate lo stesso giorno: mentre il Campania (realizzato a Castellamare) scese in mare come previsto, il Basilicata, varato subito dopo, ruppe i cavi che lo trattenevano e scese in mare da solo”.
Chissà che quella imprevedibile “insubordinazione” della nave, abbia causato il suo repentino e drammatico affondamento, oppure si trattò di maggiore accuretezza nella scelta dei materiali e nella dotazione delle apparecchiature in favore del Campania? Enigma destinato a rimanere insoluto!
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