Nel 2025 il docufilm sulla vita del noto attore
Non tutti ne conoscono le origini, ma tra gli uomini che hanno dato lustro alla città di Castellammare di Stabia, si annovera anche Enzo Cannavale, volto noto del teatro e del cinema italiano, noto per la lunga teoria di interpretazioni di successo, come quelle al fianco di Bud Spencer, nel ruolo del brigadiere Caputo. Ma Enzo Cannavale è stato ed è anche icona che si discosta dal genere strettamente comico. Lo ricordiamo in “32 dicembre” di Luciano De Crescenzo, o ne “Il soldato di ventura”, dove recita al fianco di mostri sacri come Philippe Leroy, diretto da Pasquale Festa Campanile. Erano gli anni settanta, il cinema raccontava anche grazie a geni come Festa Campanile. Cannavale ci sta bene nella narrazione dell’uomo qualunque, dell’inquilino della porta accanto. Lo ritroviamo in moltissimi film di cassetta, con le dive dell’epoca come Edwige Fenech, ma anche in un’ infinita serie di film che hanno fatto la storia del cinema italiano, uno tra questi il capolavoro da regista di Nino Manfredi, “Per grazia ricevuta”. “Piedone lo sbirro” resta per sempre nella memoria collettiva come uno di quei film certamente ben recitati, e ancora una volta il regista è un cineasta acclamato, Steno, alla regia di tutti i film della saga di “Piedone”. Una nomination al David per “Nuovo cinema paradiso”, sugella il lavoro di anni, che passa anche attraverso capolavori come “C’eravamo tanto amati”.
Il prossimo anno, 2025, arriva nelle sale un docufilm su Enzo Cannavale, prodotto dalla “Run” casa cinematografica di Alessandro e Andrea Cannavale, in qualche modo figli d’arte. Entriamo in punta di piedi nel privato della famiglia Cannavale, parlandone con Alessandro. “Mio padre – ricorda – era un uomo molto spiritoso. Qualche volta gli preparavo da mangiare, descrivendo piatti che non avrei mai saputo fare. Ma già sapevamo entrambi, che avrei cucinato uno dei pochi che mi riuscivano, come il pesce all’acqua pazza. Così lui ascoltando la mia pantagruelica spiegazione, mi diceva ‘vabbè fai una cosa più semplice’ e io fingendo di arrendermi alla sua richiesta, dicevo ‘va bene allora faccio il pesce all’acqua pazza’. “Non credo che abbia avuto rimpianti nella sua carriera, ha fatto tutto quello che un attore può fare. Io ne ho avvertito la mancanza perché spesso era in giro, ma non si è mai montato la testa per i successi. Mio padre era l’antidivo, a teatro in una commedia al Sannazaro, portò in scena il suo cane, un bellissimo pastore tedesco, che era previsto nel copione”. Il titolo del docufilm sarà “Il magnifico dilettante” come lo chiamava sua moglie. Dettagli di vita che sanno raccontare meglio di tante parole.