Vincitore nel 2020 del Nastro d’Argento per L’Immortale di Marco D’Amore
Quando si guarda un film ci si sofferma a leggere i nomi degli attori, del regista, qualche volta dell’autore delle musiche, ma mai di chi, col proprio talento, ha avuto la capacità di scegliere gli attori giusti, che hanno reso indimenticabili i protagonisti di quel film. E’ il “casting director” ed è proprio di Castellammare uno dei migliori nel panorama del cinema nazionale ed internazionale. Scambiamo quattro chiacchiere con Davide Zurolo.
Davide, come è nata l’idea di intraprendere questa carriera?
Ad essere sincero non ricordo qualcosa di scatenante, è stato quasi naturale. Si è definito tutto in adolescenza quando è nata la mia passione per il cinema. Ricordo che cercavo di non perdere nessuna proiezione del giovedì al Supercinema, in quel giorno proiettavano i film meno commerciali che non avrebbero avuto rotazione in sala durante la settimana. Era il massimo, per non dire il nulla, che Castellammare offriva in quel momento.
Quali sono state le difficoltà che hai incontrato, una volta terminati gli studi, per entrare in questo mondo?
Questo settore ha per me un enorme difetto: è molto chiuso. Appena finita l’università mi son scontrato immediatamente con questo aspetto. Sono di natura abbastanza timido e faccio fatica a chiedere agli altri, il contrario di ciò che avrei dovuto fare. C’ho messo un po’ a cedere, per un anno son tornato a casa con l’idea di provare a fare il burattinaio (questa è la grande passione che ho da quando son bambino) poi ho capito di aver mollato troppo presto. Son tornato a Roma, dopo poche settimane ho fatto la prima esperienza da assistente volontario su un set, da lì è iniziato tutto.
In poche parole ci puoi spiegare in che consiste l’attività di Casting Director?
Il casting si occupa di incontrare e provinare gli attori e le attrici per i ruoli principali e secondari del progetto di cui si sta occupando. Schematizzando brevemente: leggo la sceneggiatura, estrapolo un elenco dei personaggi e basandomi sulle caratteristiche caratteriali e comportamentali di questi ultimi, inizio a selezionare quali interpreti incontrare, grazie anche al confronto con gli agenti. Si passa quindi ad una fase di provini che poi si filtrano per avere una selezione da presentare a registi, produttori, distributori per raggiungere la scelta finale. Spesso scherzo dicendo che siamo una sorta di ufficio di collocamento. La struttura base è questa, ma è un lavoro molto dinamico e creativo. Le modalità e il percorso che portano alla scelta possono variare molto: dipende dai progetti e anche, se non soprattutto, da chi c’è alla regia e che rapporto si riesce ad instaurare.
Quali sono state le esperienze lavorative più importanti fino ad ora?
Ci sono esperienze che mi hanno segnato molto, altre che hanno dato una spinta fortissima al mio percorso come casting. Penso su tutti “Non essere cattivo” di Claudio Caligari e “Gomorra la serie”, che lego a “L’Immortale”, film per cui ho vinto il Nastro D’Argento.
Con qualcuno degli attori con cui hai lavorato, il rapporto si è trasformato anche in amicizia?
Con gli attori non sfocio mai (o quasi) in amicizia, un po’ per scelta e un po’ perché faccio vita molto riparata e familiare. Mi sforzo di essere il più imparziale possibile, l’amicizia potrebbe influenzare questo principio. Eccezioni ci sono ovviamente, ad esempio con Marco D’Amore siamo molto legati, ma con lui è diverso perché condividiamo il suo percorso registico.
Quale è la soddisfazione più grande per un casting director?
Posso rispondere per me, anche se ammetto che non mi son mai posto questa domanda. Credo provare, a volte riuscire, a valorizzare e far emergere il talento. Come dicevo, è un ambiente molto chiuso, noi possiamo offrire delle possibilità. La curiosità senza compromessi credo che sia un obbligo per un casting.
Se chiedessimo ai tuoi figli “papà che lavoro fa?”, come risponderebbero?
Mi fa sorridere, non credo gli sia ancora chiarissimo, ma stanno capendo. Soprattutto i due più grandi. Sicuramente risponderebbero casting, ma se gli si chiedesse di entrare nello specifico credo che potrebbero venir fuori racconti fantasiosi. A volte mi chiedono: “Papà puoi fare un film con uno squalo?”, “Puoi fare un film per bambini?”. Spesso mi chiedo cosa penseranno di alcuni progetti a cui lavoro e se li guarderanno, sono consumatori voraci di film, anche la mia compagna lavora in questo ambiente. Il cinema è inevitabilmente un fattore fondamentale nella loro vita.