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Annibale Ruccello: il genio e il fato

Era il 12 settembre del 1986. La notizia arrivò quasi subito e si sparse in poche ore per tutta la città. Annibale Ruccello era morto. Un incidente stradale mentre tornava da Roma. Aveva accettato con riluttanza il passaggio di un gruppo di amici, pur avendo in tasca il biglietto del treno. Annibale aveva repulsione per le auto, gli avevano sempre messo paura. Un presagio? Non era stato l’unico. All’ultimo compleanno del 7 febbraio, le candeline sulla torta non si erano spente. Lui ne era rimasto seriamente colpito: era superstizioso, al limite della paranoia; gli amici, che lo sapevano bene, avevano voluto fargli uno scherzo comprando quel tipo di candeline, immesse da poco sul mercato che, appunto, non si spegnevano nemmeno con soffi ripetuti. Annibale non la prese bene. A raccontarcelo è l’attore Michele Di Nocera, uno dei fondatori de “Il carro”, la cooperativa che permise ad Annibale Ruccello le prime sperimentazioni di quel nuovo modo di fare e scrivere teatro, nuovo e antico al tempo stesso, che lo avrebbe fatto conoscere a tutto il mondo. Un’ altra compagna della prima ora, l’attrice Tonia Guarino così ce ne parla: “Annibale era creativo, colto, intuitivo, profondo, visionario, riusciva a trasmettere a chi lo circondava significati e contenuti da prospettive sempre nuove ed originali. La sua apertura mentale, la sensibilità lo rendevano un amico speciale, che sapeva essere intimo senza grandi esternazioni affettive. Noi tutti de “Il Carro” sapevamo che c’era, era il nostro faro e il nostro porto. Spesso il suo umorismo diventava coinvolgente, surreale, era capace di trascinare tutti noi in una dimensione teatrale, in scenari imprevedibili e spesso esilaranti anche nelle situazioni più ordinarie, ancora mi risuona in mente la sua risata improvvisa e fragorosa… In seguito ai premi che gli furono tributati come giovane Autore del Teatro italiano ed ai sovvenzionamenti del Ministero della Cultura e dello Spettacolo, potemmo girare in tournee l’Italia, da nord a sud, e vedere recensiti i nostri spettacoli sulle più importanti testate giornalistiche nazionali. Era nostra consuetudine, dopo ogni prima, aspettare con trepidazione, dopo la mezzanotte, l’uscita dei giornali per leggere le recensioni. Ricordo una notte a Roma, dopo aver letto una recensione bellissima su Repubblica, mettemmo in scena un rumoroso valzer viennese in una piazza fino ad allora vuota e silenziosa. Il personaggio di Adriana in “Notturno di donna” lo scrisse per me e me lo comunicò telefonicamente un pomeriggio d’estate, lasciandomi senza fiato, spaventata dalla responsabilità e nel contempo orgogliosa di averlo ispirato. Durante le rappresentazioni, nelle mie poche uscite di scena, mi sorprendeva sempre con un abbraccio commosso che esprimeva il suo apprezzamento”. La parabola di Annibale ebbe inizio nel 1973. Annibale ha 17 anni; scrive Il rione e tenta, invano, di farlo arrivare nelle mani di Eduardo. Tra il 1976-78 completa gli studi universitari con una tesi sulla Cantata dei pastori, pubblicata subito dall’editore Guida. Inizia una sorta di discepolato al seguito di Roberto De Simone. Conosce Isa Danieli. Intanto fonda, con Lello Guida, Carlo de Nonno, Francesco Autiero, Michele Di Nocera, Tonia Guarino ed altri, la cooperativa “Il carro” che dà vita ad una nuova edizione della Cantata dei pastori, all’allestimento de L’osteria del melograno, de L’asino d’oro e di Ipata. La compagnia si cimenta anche con il teatro contemporaneo mettendo in scena Rottami, una rivisitazione originale del teatro di Eugène Ionesco. Nel 1980 Annibale scrive Le cinque rose di Jennifer. È la svolta, nella sua vita e nella drammaturgia più recente. Nel 1982 va in scena L’Ereditiera che sarà definito “un piccolo, coraggioso, musical da camera”. ll 1983 è l’anno di Notturno di donna con ospiti che attesta la consapevolezza drammaturgica pienamente acquisita di Ruccello. Subito dopo lo spettacolo Weekend riceve il premio “IDI under 35”. Una sera, Annibale riunisce a casa sua, a Gragnano, i superstiti della compagnia primigenia e legge loro il nuovo testo Ferdinando. Gli uditori restano sbalorditi: è un’ulteriore svolta del percorso dell’autore. Annibale lo ha scritto per Isa Danieli. Appare chiaro che sta puntando più in alto. Ed infatti, quando Ferdinando debutta il 28 febbraio del 1986 al Teatro Comunale di San Severo, diventa subito “il caso”. Vince il premio “IDI” come miglior testo e migliore spettacolo. Seguirà Mamma: piccole tragedie minimali che registra l’esigenza di Annibale di rimettere se stesso come performer al centro della propria autorialità. Lo spettacolo va in scena ufficialmente il 23 luglio. Sarà la sua ultima esibizione. Quando muore ha compiuto 30 anni da 7 mesi. Ai suoi funerali a Castellammare, Piazza Municipio era colma all’inverosimile; molte le persone con le lacrime agli occhi.

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Giovedì, 09 Gennaio 2025 -
CASTELLAMMARE DI STABIA