Intervista all’assessora all’Istruzione e all’Identità stabiese, Annalisa Di Nuzzo
Castellammare ha ottenuto la qualifica di Città che legge. Cosa rappresenta per la città questo importante riconoscimento e quali sono i benefici concreti? Il prestigioso riconoscimento di “Città che legge” rappresenta per Castellammare di Stabia un’importante attestazione dell’impegno collettivo nella promozione della cultura e della lettura. L’intera comunità stabiese ha risposto con straordinario entusiasmo, mobilitando scuole, biblioteche, associazioni e istituzioni in una sinergia virtuosa che ha messo in luce il ricco patrimonio culturale della città. Entrare a far parte di questa élite nazionale significa accedere a risorse e finanziamenti messi a disposizione dal Ministero della Cultura e dall’ANCI, con l’obiettivo di sviluppare iniziative volte a incentivare la lettura non solo tra i giovani, ma anche tra gli adulti. Il potenziamento delle biblioteche, in stretta collaborazione con i Lavori Pubblici, mira a trasformarle in veri e propri centri di aggregazione e confronto, luoghi dinamici dove la cultura diventa strumento di crescita individuale e collettiva. Tra le iniziative che mi piacerebbe promuovere, spicca il progetto della “biblioteca umana”, un’idea di respiro internazionale che ha riscosso grande successo e che si propone di creare una comunità aperta allo scambio di esperienze e alla conoscenza reciproca. La lettura, infatti, non è solo un atto individuale, ma un ponte verso nuove culture e nuove realtà, un’opportunità di crescita che arricchisce l’intera società. Lo penso con molto dispiacere…ma lei è d’accordo con me se dico che grossa parte del degrado di Castellammare è dovuto dal predominio di una sottocultura che si è amplificato negli ultimi anni? Quanto può fare la cultura? Per formazione, evito di utilizzare il termine “sottocultura”, poiché ogni espressione culturale possiede una propria ricchezza e una propria struttura. Le culture ‘periferiche’, nate spesso dall’emarginazione, dalla violenza e dal degrado, sviluppano un sistema di disvalori che in realtà rappresentano un segnale forte e un modo di essere che rivendica uno spazio e una posizione. La repressione, in questi contesti, non produce risultati positivi. Al contrario, è attraverso la cultura, la lettura e il riconoscimento dell’identità stabiese che possiamo riscoprire un senso comune di appartenenza e costruire una convivenza possibile, anche di fronte alle difficoltà sociali. Dobbiamo lavorare per integrare queste culture marginali, spesso segnate dalla rabbia e dalla disobbedienza, puntando sulla condivisione piuttosto che sull’imposizione di un valore dominante, che di per sé non porta a una vera trasformazione. È un percorso complesso, ma ci credo profondamente. Ogni mese intervisto le dirigenti delle scuole stabiesi per mettere in luce il lavoro enorme che l’ istituzione scolastica ha all’interno della società. Ci sono sicuramente ancora tante lacune soprattutto strutturali. Cosa manca ancora per migliorare? Le difficoltà strutturali e le criticità esistono, ma il mio obiettivo resta quello di mantenere le scuole aperte il più possibile. La scuola è un presidio fondamentale di socialità e crescita collettiva. Siamo coinvolti nella progettazione di percorsi di educazione non formale che possano arricchire l’esperienza degli studenti. Sono pienamente consapevole dell’impegno dei docenti, il cui lavoro a volte rischia di perdersi nella trasmissione della memoria. Attraverso l’altra mia delega, quella legata all’identità stabiese, voglio realizzare delle mappe di comunità che ci permettano di riscoprire, conoscere e valorizzare il nostro territorio. Entro la fine dell’anno, intendo raccogliere i percorsi sviluppati nelle diverse scuole superiori per presentarli insieme, dando continuità alla nostra mappa collettiva e preservando quegli elementi che non devono essere dimenticati. In che modo pensa che la promozione della lettura possa influire sullo sviluppo sociale e culturale di Castellammare di Stabia? La promozione della lettura può rappresentare uno strumento straordinario per avvicinare la comunità a una vasta gamma di realtà, offrendo non solo conoscenza, ma anche opportunità di crescita e riflessione. Attraverso il fascino del racconto, la lettura ha il potere di stimolare l’immaginazione e di creare connessioni profonde con il vissuto quotidiano, rendendo l’esperienza culturale più autentica e accessibile. Tuttavia, è fondamentale che la lettura non sia percepita come un’attività passiva o distante dalle dinamiche della vita contemporanea. Per evitare che la lettura perda il suo impatto e diventi meno attrattiva rispetto ad altre forme di intrattenimento, è necessario ripensare le modalità con cui viene proposta. Ad esempio, l’uso degli audiolibri richiama l’antica figura del cantore che, attraverso la narrazione orale, cattura l’attenzione e rende il racconto coinvolgente e memorabile. Promuovere la lettura significa dunque trovare soluzioni innovative, capaci di adattarsi ai cambiamenti culturali e tecnologici, per fare in modo che essa diventi uno strumento vivo e attuale. Solo così si può contribuire a un autentico sviluppo sociale e culturale della città, creando una comunità più consapevole, aperta e connessa con il proprio patrimonio culturale e con il mondo. C’è un messaggio che vorrebbe lanciare ai cittadini stabiesi per stimolare la partecipazione e la lettura? Nietzsche, in Sull’utilità e il danno della storia per la vita, affermava che se la storia diventa solo un monumento, un ricordo arido e statico, rischiamo di rimanere intrappolati in essa. La lettura, invece, è vita: apre alla conoscenza, permette di scoprire il meglio di sé, di esplorare attraverso il racconto. Alla fine del percorso, ci si ritroverà persone diverse.